Una Mclaren fiammante per le sale operatorie

UNA MACLAREN NUOVA FIAMMANTE PER I BAMBINI DELLE SALE OPERATORIE DELL’OSPEDALE DEL PONTE.
L’intervento chirurgico è fonte di grande ansia per i bambini, alimentando un immaginario che fa apparire tutto molto spaventoso. La stessa sala operatoria viene da loro raccontata come un luogo delle torture.
Per questo è molto importante preparare i bambini, sia spiegando loro in modo giocoso quello che succederà, compresa una visita al blocco operatorio, sia mettendo in atto delle strategie che tranquillizzino e rassicurino.
La paura è sempre tanta e allora come cercare di contenerla e gestirla? Una potente automobile sulla quale salire e da guidare fino alla sala operatoria è un fantastico mezzo che consente ai bambini di superare, attraverso il gioco, quella soglia altrimenti così faticosa da varcare.
“Cerchiamo di dare serenità e bellezza ai bimbi anche nei momenti più difficili, come può capitare quando si è ricoverati in ospedale – aggiunge il Prof. Massimo Agosti, Direttore del Dipartimento materno-infantile di ASST Sette Laghi – Crediamo che la cura di una persona, a maggior ragione se in crescita e in divenire, debba avvalersi non solo di farmaci e strumentazioni tecniche, ovvero di scienza, ma anche di empatia e relazione, ovvero di cuore.”
“Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una progressiva evoluzione dell’approccio alla cura del bambino ospedalizzato, in una visione sempre più focalizzata sull’integrazione tra competenze cliniche e specialistiche e aspetti psicologici ed emotivi – spiega nel dettaglio il Dott. Valerio Gentilino, Direttore della Chirurgia pediatrica, una delle specialità chirurgiche che operano al Del Ponte – Questo progetto, grazie all’uso di queste macchinine, mira ad aiutare il bambino a superare le paure e le angosce legate ad uno dei momenti più difficili del percorso chirurgico, quello verso la sala operatoria. L’idea di poter affrontare questo momento attraverso il gioco, l’evasione fantastica, la possibilità di sostituire la sensazione di ‘essere portato passivamente’ a guidare e portarsi autonomamente verso la sala operatoria, ridà al bambino un grande senso di controllo ed un ruolo attivo e compartecipativo alla situazione. Permette di non sentirsi solo un paziente che si sottopone a medicazioni e terapie ma di tornare ad essere bambino, capace attraverso il gioco di affermare la voglia di vivere, reagire al meglio di fronte alla malattia e accedere alle proprie risorse creative positive riattivandole per affrontare la situazione”.