Il Materno Infantile: è un mondo di fantasia

Tutti gli spazi dedicati ai bambini sono stati da noi ambientati, colorando i muri, non con semplici decorazioni ma con opere artistiche basate su principi pedagogici, per realizzare un percorso di accoglienza unico e rivoluzionario.

Tutta l’ambientazione e gli arredi della degenza pediatrica, delle sale gioco e sale attesa del nuovo ospedale materno infantile sono stati da noi progettati, finanziati e realizzati, creando spazi di accoglienza unici ed innovativi, studiati nei minimi particolari per accostare colore, creatività, arte e narrazione.

Le pareti, da terra al soffitto, sono completamente rivestite da immagini interattive, un immenso percorso artistico per consente al bambino di elaborare quanto gli sta accadendo e di sostituire gli aspetti negativi legati alla malattia, con gli aspetti positivi che forme espressive appositamente studiate possono suscitare.

Non si tratta di semplici disegni ma di richiami pedagogici che arrivano all’inconscio del bambino, dove la fantasia prende il sopravvento. I colori, i segni, le immagini, le forme, la musicalità delle sfumature cromatiche diventano quindi gli elementi attraverso i quali il bambino riesce a metabolizzare il contatto con l’ospedale.

La fantasia permette di sognare, di immaginare l’impossibile, di varcare i confini dello spazio e del tempo, di evadere, di narrare ed elaborare una realtà che, in quel momento, al bambino può apparire spaventosa. La TAC diventa così un sottomarino nel fondo del mare e l’esame un viaggio negli abissi in mezzo a pesci e cavallucci.

Sono tre i personaggi che accompagnano il bambino. Un dispettoso ma simpatico e giocherellone “Soffio”, che rappresenta la malattia. È un soffio di vento e come tale assume diverse forme così come sono diverse le patologie infantile. Soffio si fa subito riconoscere perchè si diverte a far volare i disegni dei bambini. Come la malattia con il bambino, anche Soffio è sempre accanto a “Matita” un riccio che al posto degli aculei ha delle matite colorate che usa per risolvere i problemi, come quando crolla il ponte della sua casa e lo ricostruisce ridisegnandolo con una matita rossa. Matita simboleggia il bambino coraggioso che, davanti alle difficoltà, non si arrende, ma trova il modo di risolvere le difficoltà che incontra. Matita accetta Soffio, con lui gioca, lo affronta cercando di non averne paura. È il messaggio che intendiamo far arrivare al bambino affinchè anche lui impari a fronteggiare la malattia senza averne paura. Su tutto si posa lo sguardo di uno strano tipo, dolce, calmo e sereno. È “Chissà-come-si-chiama”, il nome lo deciderà il bambino, ed è la figura protettiva che evoca la speranza, la calma. Tutti e tre, Matita, Soffio e Chissà-come-si-chiama, affrontano con il bambino, un viaggio verso vari mondi e situazioni.

Il progetto è stato ideato e coordinato in collaborazione con l’Accademia di Brera, che ci ha indicato due giovani talenti, Isabella Nardelli e Rugile Norkute, che con impegno e passione incredibili, hanno lavorato due anni per noi, progettando e realizzando le opere artistiche dei vari reparti.

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